PRESENTAZIONE DEI TEMI DELLA MOSTRA

Tra le divinità egiziane, Osiride copre sicuramente una posizione di rilevanza: non solo è il più noto, ma è anche il più importante dio funerario dell'antico Egitto e, considerando che la civiltà egiziana dedicò tutti i suoi sforzi alla buona riuscita del processo di Resurrezione e alla vita oltremondana, ne consegue che egli abbia un ruolo incomparabile.
La città sacra ad Osiride, fin dagli albori della storia egiziana, è Abido, nell'Alta Valle del Nilo. Qui ogni faraone concorreva a lasciare il suo segno distintivo e monumenti maestosi, prova della fede nel dio, sono ancor oggi visibili nel sito.
Sebbene lontana dai circuiti turistici, Abido conserva testimonianze uniche, rappresentando il luogo di nascita della regalità faraonica: i primi sovrani egiziani scelsero quest'area come loro dimora eterna per assicurarsi lo stesso destino post mortem che aveva subìto il dio Osiride risorgendo. Tombe dai corredi favolosi ci offrono uno scorcio sulle prime dinastie, sulla vita – e sulla morte – in Egitto, ma anche fuori Egitto: dall'estero provengono infatti le anfore vinarie abidene, che contenevano la bevanda sacra al dio, appannaggio dell'élite che aveva realizzato l'Unificazione delle Due Terre.
Nei secoli a venire, molti dinasti si impegnarono a ripercorrere la strada dei loro predecessori, costruendo ad Abido per la gloria di Osiride: sorsero, così, molteplici templi e cappelle votive, a cui si accostarono tombe e cenotafi di tutte le epoche.
Fu con il Nuovo Regno, però, che la città raggiunse il suo apice: Sethi I, il secondo faraone della XIX dinastia, decise di ubicare qui uno dei più grandi templi che l'Egitto abbia mai conosciuto. Il cosiddetto Tempio dei Milioni di Anni di Sethi I ad Abido è sorprendentemente ben conservato, essendo ancora vivi i colori originali. Il silenzio delle ariose sale ipostile e, soprattutto, dell'appartato sancta sanctorum dedicato ad Osiride, rimanda il visitatore indietro di quasi 2300 anni, quando solo faraoni e sacerdoti erano ammessi alla presenza della divinità. E alle spalle di questo monumento, nascoste alla vista, si ergono le rovine imponenti dell'Osireion, la Tomba per Osiride voluta da Sethi e ultimata dal nipote Merenptah: la straordinaria struttura versa ormai in cattive condizioni, vessata dalle intemperie e dall'incuria umana. La decorazione labile e i testi scolpiti nulla hanno potuto contro i danni dell'umidità. E oggi, purtroppo, possiamo affidare la nostra analisi solo alla documentazione delle prime campagne di scavo.
Il fervore artistico e religioso non si esaurisce certo con l'opera di Sethi e, semmai, ne è accresciuto: alla fine del XIII secolo a.C. il figlio Ramesse II fa edificare un tempio di dimensioni più modeste, ma comunque notevole per qualità, poco distante dal grande santuario del padre: è la conferma dell'importanza della memoria del passato e di come il lavoro dei figli dipenda necessariamente dalle basi poste dai padri. Di come il lavoro di oggi dipenda da quello di ieri.

Federica Pancin, archeologa
Università Ca' Foscari di Venezia


 
 

   

 

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